Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XXII – 20 settembre 2025.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Malattia di Alzheimer: SORLA mutante
causa un difetto di rilascio di esosomi da neuroni e microglia. Kristian
Juul-Madsen e colleghi hanno scoperto che le
mutazioni in SORL1 (codificante SORLA) associate alla malattia di
Alzheimer compromettono la biogenesi degli esosomi nei neuroni e nella
microglia. I mutanti falliscono nella promozione del rilascio di esosomi, peraltro
mancanti di alcune importanti qualità neurotrofiche. In particolare: le
mutazioni di SORLA sono associate a un 30% in meno di esosomi; gli esosomi
alterati sono meno efficaci del 50% nella stimolazione delle cellule vicine. La
promozione della funzione esosomica potrebbe
impiegarsi in terapia. [Cfr. Juul-Madsen K. et
al., Alzheimer’s & Dementia, Sept. 10, 2025].
Malattia di Alzheimer: livelli di ferro
per una diagnosi precocissima di declino cognitivo. I
livelli di Fe cerebrale, misurati con una specifica tecnica non-invasiva MRI,
la QSM (quantitative susceptibility mapping),
che consente elevata sensibilità e accuratezza, permettono di prevedere il
declino cognitivo con molti anni di anticipo sull’insorgere dei primi sintomi.
Infatti, in alcune regioni cerebrali chiave, i livelli più alti di ferro
indicano che in futuro si svilupperà MCI (mild cognitive impairment) e
l’entità dell’incremento sembra essere proporzionale alla rapidità
dell’evoluzione sfavorevole. I livelli di Fe potrebbero impiegarsi come biomarker
per la diagnosi precoce e target per il trattamento. [Reported by Linda Brooks from Radiology,
Sept. 10, 2025].
Alcool: il sollievo dai sintomi di
astinenza indotto dall’alcool contribuisce alla dipendenza. Un
nuovo studio di Friedbert Weiss e colleghi ha
rilevato la base neurofunzionale di un fatto di estrema importanza per la
comprensione e il trattamento dei disturbi da abuso di alcool etilico: il
sollievo dei sintomi da astinenza prodotto ogni volta dalla nuova assunzione di
alcool ha un rilievo chiave nel mantenere la dipendenza (addiction),
considerata finora conseguente solo all’effetto a ricompensa. In sintesi: 1) il
nucleo talamico paraventricolare (PVT) del topo si attiva quando l’alcool è
associato al sollievo dalla sofferenza prodotta dall’astinenza; 2) è dimostrato
un rapporto tra la persistenza dell’addiction e l’effetto di sollievo
dallo stress, prodotto nelle ore durante le quali è cessato l’effetto
psicotropo diretto sul cervello dell’etanolo; 3) la scoperta della via di attivazione
del PVT nel sollievo apre nuovi scenari alla ricerca sulla dipendenza da tutte
le sostanze psicotrope. [Weiss
F. et al., Biological Psychiatry: Global Open Science, Aug. 5, 2025].
CLCF1
rilasciata dal muscolo in esercizio motorio previene l’invecchiamento di osso e
muscolo. Jae Sook Kang e numerosi colleghi hanno pubblicato
su Nature Communications un interessante studio che ha dimostrato il
ruolo della miochina CLCF1 nel combattere gli effetti dell’invecchiamento
sull’osso e sul muscolo[1].
La CLCF1 (cardiotrophin-like
cytokine factor 1), ossia il fattore citochinico 1 simile alla cardiotrofina,
si riduce con l’invecchiamento, mentre l’esercizio motorio costante accresce
l’espressione genica e il livello ematico del CLCF1 nella specie umana come nei
roditori. Nella sperimentazione è stato rilevato che, ristabilendo i livelli
ematici di CLCF1 in topi maschi anziani, si migliorava la loro prestazione
fisica, la tolleranza al glucosio e l’attività mitocondriale.
I ricercatori hanno rilevato
il meccanismo mediante il quale CLCF1 protegge dalla perdita di tessuto osseo
tipica dell’invecchiamento fisiologico: inibisce la genesi di osteoclasti
inibendo l’osteoclastogenesi e contestualmente
promuove la differenziazione in osteoblasti. Questi meccanismi riflettono
solo alcuni effetti dell’attività muscolare. L’esperimento di bloccare
l’attività del CLCF1, evidenziando l’abolizione degli effetti benefici su osso
e muscolo, ha confermato il ruolo di questa miochina nel proteggere dal
deterioramento causato dall’invecchiamento. [Kang J. S., et al., Exercise-induced CLCF1 attenuates age-related muscle
and bone decline in mice. Nature Communications –
Epub ahead of print doi:
10.1038/s41467-025-59959-w, 2025].
Mappe corticali del corpo prima e dopo
l’amputazione di un arto superiore in 3 adulti. La
riorganizzazione della rappresentazione somatotopica corticale dopo amputazione
di un arto rimane un argomento controverso. Hunter R. Schone e colleghi hanno
seguito longitudinalmente mediante neuroimaging 3 adulti prima dell’amputazione
di un arto superiore e nei 5 anni seguenti. In particolare, hanno paragonato
l’attività corticale elicitata dai movimenti della mano (prima
dell’amputazione) con quella della mano fantasma (dopo l’amputazione) e con
quella delle labbra (prima e dopo l’amputazione). Nelle regioni della corteccia
sensomotoria primaria sono state rilevate rappresentazioni corticali stabili,
sia della mano che delle labbra, in contrasto con l’attesa riorganizzazione
corticale di ampia scala. [Cfr. Nature Neuroscience – AOP doi: 10.1038/s41593-025-02037-7,
2025].
Il riconoscimento degli oggetti è
integrato nei processi di orientamento e “navigazione” nello spazio. I
neuroni della struttura ippocampale detta post-subiculum
si attivano in risposta alla percezione di oggetti, rinforzando il senso della
direzione, secondo quanto è emerso dallo studio condotto da Adrien Peyrache e colleghi. Gli oggetti percepiti nell’ambiente
esterno rifiniscono la codifica della direzione del capo. I risultati dello
studio forniscono elementi di conoscenza su come il cervello usa punti di
repere ambientali (landmark) per rinforzare dinamicamente la codifica
dell’informazione spaziale riguardo il mondo circostante. [Cfr. Siegenthaler D. et al., Science – AOP doi: 10.1126/science.adu9828, Sept. 11, 2025].
Filamina
A: riceviamo una richiesta di informazione sul suo rilievo per le neuroscienze.
Rispondiamo
volentieri, ricordando che la filamina A, una proteina legante l’actina, ha un ruolo guida nella regolazione
della migrazione neuronica, dello sviluppo morfologico e della connettività
sinaptica, modulando le dinamiche del citoscheletro actinico e
interagendo con vie di segnalazione di molti neurotrasmettitori
differenti. Roberto Colonna lo scorso 17 maggio[2],
recensendo una rassegna di Longbo Zhang, ha
presentato le principali acquisizioni sui differenti ordini di processi
neuroevolutivi influenzati dalla filamina A, e ha
approfondito il contributo della sua de-regolazione alla neuropatologia. Si
rimanda per una trattaione alla lettura di questa
nostra nota di recensione e all’eventuale lettura integrale della rassegna
originale. [BM&L-Italia, settembre 2025].
Il caso di un uomo resuscitato riaccende
il dibattito sui criteri della morte cerebrale. Durante
l’estate, a Marina Velca sul litorale laziale, un
uomo di 78 anni ha presentato due episodi infartuali con arresto cardiaco e,
dopo reiterati e inutili tentativi dei medici del 118 di rianimarlo, è stato
dichiarato morto: l’eliambulanza è stata fatta rientrare e si è chiamato un
carro funebre per il trasporto. Dopo mezz’ora, il cervello e il cuore dell’uomo
hanno ripreso a funzionare e lui, aprendo gli occhi, ha chiesto: “Dove sono le
mie figlie?”
Si è parlato di “Sindrome di Lazzaro”
ma, soprattutto, molti hanno ripreso la tematica dei criteri attuali su cui si
basa la diagnosi di morte e, pur se è previsto un periodo di osservazione post-mortem
proprio per la possibilità che si sia verificata una “morte apparente”, molti
hanno colto l’occasione per riprendere la discussione da noi avviata in
occasione degli esperimenti che dimostravano la possibilità di riattivare
cervelli di maiali morti, presi al macello dai ricercatori (si veda: Note e
Notizie 21-9-19 La riattivazione di cervelli morti mette in crisi la morte
cerebrale; si veda anche: Note e Notizie 28-9-19 Esce dal coma dopo 27
anni). [BM&L-Italia, settembre 2025].
Il vampiro spettro rivela comportamenti
inaspettati per una specie ritenuta crudele. Il vampiro
americano o vampiro spettro (Vampyrum spectrum) è un grande pipistrello della famiglia dei
Fillostomidi, unica specie del genere Vampyrum,
comune in Messico e diffuso in tutta l’America Centrale e Meridionale. È noto
che i pipistrelli di più grandi dimensioni sono i frugivori, rigorosamente
vegetariani e perciò ritenuti innocui, per questa ragione l’eccezione del
vampiro spettro, che non è solo il più grande pipistrello carnivoro ma è anche
il più grande in assoluto dell’emisfero occidentale, ha contribuito alla sua
cattiva fama, alimentata da storie in cui questi animali attaccavano l’uomo
causando paura, orrore, ribrezzo, angoscia e ferite anche mortali.
Un nuovo studio, riportato da Jay Kakade in Science News, dimostra che questi animali
sono capaci di comportamenti empatici: non solo dandosi abbracci di benvenuto,
ma anche serrandosi in quell’abbraccio stretto che in inglese è definito con un
termine specifico: cuddle, e soprattutto condividendo
spontaneamente il pasto. [Science News e BM&L-International, Sept., 2025].
Il misterioso cane estinto della Terra
del Fuoco era in realtà una volpe semidomestica. Il
comportamento del Fuegian Dog, il
mitico cane estinto della Tierra del Fuego,
riportato nei racconti e parzialmente riscontrato da rilievi paleozoologici,
non convinceva alcuni neuroscienziati, che non ravvisavano i tratti tipici
dello stile comportamentale del cane. In particolare, l’agire cattivo,
aggressivo e selvatico con l’uomo, alternato alla ricerca di coccole ed
effusioni. Nel 2013, un’indagine paleogenetica su un ipotetico cane fuegiano
esposto in un muso di paleozoologia aveva trovato una notevole somiglianza con
il Lycalopex culpaeus,
ossia il culpeo, un canide cerdocionino
delle terre andine, imparentato con lupi e sciacalli e da alcuni accostato
morfologicamente alle volpi.
Ora un nuovo studio multidisciplinare ha
dimostrato che l’antico animale era in realtà una volpe rossa
semi-addomesticata dai Yamana e i Selk’nam, che
abitavano quell’area dell’estremo sud del continente americano. Gli autori
dello studio hanno anche trovato in Israele volpi rosse fossili sepolte dai
loro padroni 16.500 anni fa: un esempio di domesticazione di questo animale in
un’area di un altro continente. [W. L. Franklin, Journal of Zoology doi: 10.1111/jzo.70031, 2025].
Un pappagallo protagonista di un
episodio incredibile rivela aspetti dell’intelligenza aviaria. Nigel,
il pappagallo grigio di Darren Chick, cittadino inglese residente in
California, aveva imparato a parlare con un perfetto accento britannico e
sembrava molto legato al suo padrone quando, quattro anni fa, è volato via di
casa. Dopo tanti tentativi di ritrovarlo, Darren Chick si era rassegnato. Ma, a
quattro anni di distanza, nei giorni scorsi Nigel è tornato a casa, salutando
il suo padrone con un sonoro: “Buenos Dias!”.
Conservava perfetta memoria della sua
vita precedente, dei rapporti affettivi, dei luoghi e degli oggetti familiari,
ma aveva del tutto dimenticato la lingua inglese, e ormai parlava uno spagnolo
fluente. Cosa era accaduto?
Come è stato ricostruito dal Daily Breeze,
l’uccello dopo la fuga era stato catturato e portato in un mercatino
dell’usato, dove lo avevano venduto per 400 dollari a Ruben Hernandez, un uomo
originario del Guatemala, che lo aveva portato a casa, in famiglia. La nipote
di Ruben, Liza Smith, ha raccontato che avevano dato nome Morgan al pappagallo,
che suo nonno chiamava affettuosamente “Loro macho”; gli avevano insegnato lo
spagnolo, e sua nonna gli fischiettava delle melodie che lui apprendeva e
ripeteva: in particolare, aveva imparato a eseguire l’inizio del tema del film Il
Buono, il Brutto e il Cattivo. Inoltre, Nigel diventato Morgan, riproduceva
perfettamente il rumore del motore del camion per la raccolta dei rifiuti,
riconosceva i tre cani di casa dal nome e imitava l’abbaiare tipico di
ciascuno. Liza Smith ha raccontato che, morta la nonna, le sue melodie ripetute
dal pappagallo costituivano per loro un modo per tenerne viva la memoria.
Darren Chick, saputo l’affetto che provavano nonno e nipote per il suo
pappagallo, ha deciso di riconsegnarlo a loro, rinunciando a reinsegnargli
l’inglese.
In questo breve testo si possono
riconoscere gli spunti che vanno ulteriormente indagati in tema di cognizione
aviaria e, soprattutto, l’importanza di tranches de vie come questa per
conoscere aspetti che non emergono dalle circostanze artificiali create per i
“compiti di laboratorio”. [BM&L-Italia, settembre 2025].
Schopenhauer era un uomo affettivamente
immaturo e la sua ricerca filosofica lo ha in parte aiutato.
La tesi enunciata nel titolo è stata presentata al Seminario Permanente
sull’Arte del Vivere lunedì scorso. Numerosi soci si sono cimentati nel compito
di formulare ipotesi sullo stile di personalità e sull’atteggiamento
psicologico del filosofo nato a Danzica ma di cultura tedesca, fino a quando è
intervenuta Giovanna Rezzoni, autrice di un saggio sull’argomento, che ha
fornito puntuali deduzioni e interessanti osservazioni che hanno ottenuto
l’approvazione di tutto l’uditorio.
In precedenza era intervenuta Monica
Lanfredini notando che Schopenhauer poteva considerarsi un perfetto interprete
del suo tempo, appartenente al “mondo” in senso giovanneo, immerso in tutte le
questioni svolte intorno ai meccanismi sociali e ai giochi di potere tipici
delle istituzioni gestite dai ceti dominanti, impegnato a perseguire interessi
di carriera e capace di promuovere l’accusa di misantropia a proprio carico,
per essere giustificato nell’allontanare le persone indesiderate, continuando a
coltivare le relazioni utili, convenienti e gratificanti. La Lanfredini ha
sottolineato anche che era lontano dal vivere in un mondo di temi e problemi
ideali, come i più eminenti filosofi suoi contemporanei, e in società non
sembrava essere in grado di dominare le emozioni; inoltre, alcuni lo descrivevano
sempre in competizione con gli uomini e intento a cercare di sedurre le donne.
A questo proposito, Giovanna Rezzoni ha
osservato: «In fondo, la “saggezza del vivere” di Schopenhauer non assomiglia
minimamente all’arte del vivere degli antichi filosofi seguaci di Platone e
Aristotele, e delle antiche scuole di Epicurei, Scettici e Stoici che avevano
veicolato la saggezza greca nel modo romano; è piuttosto una raccolta di spunti
e spigolature finalizzate a insegnare un savoir faire, un “saperci fare”
nella vita per ottenere vantaggi affettivo-emotivi, oltre che di immagine e
potere relazionale, per evitare eccessive frustrazioni nei rapporti col mondo e
“sconfitte sociali” dovute a ingenuità». In altre parole, un modo che a lui era
stato utile per fare carriera e ottenere successo nonostante l’immaturità
affettiva, che spesso non gli consentiva di analizzare con serenità e distacco
i fatti e rispondere in modo razionale e ponderato a persone ed eventi.
Giovanna Rezzoni ha anche proposto
alcuni brani del suo saggio Appunti sulla psicologia di Schopenhauer (v.
in Note e Notizie 18-11-23), che consigliamo di leggere anche per i rapporti
con i due amici mancati, Goethe e Wieland, e con altri grandi del suo tempo.
Qui di seguito riportiamo solo questo brano, che conferma le osservazioni di
Monica Lanfredini:
«Numerosi rilievi dai documenti,
segnalati da vari studiosi del filosofo di Danzica e in contrasto con
l’immagine di misantropo e misogino, ci presentano una persona molto attenta
alle dinamiche di rapporto sociale, immersa nelle logiche del mondo e abile
nell’usarne le leve[3].
Questo essere tutto calato all’interno
dei giochi sociali di potere e delle schermaglie volte a stabilire il vincitore
agli occhi dei custodi dell’ordine sociale, emerge in scritti quali: L’arte
di ottenere ragione esposta in 38 stratagemmi, L’arte di farsi rispettare
esposta in 14 massime, L’arte di insultare.
Non è certo questo il livello degli
antichi saggi maestri di filosofia, che non avevano lo scopo di vincere duelli
verbali e usare stratagemmi per ottenere ragione o tecniche per estorcere il
rispetto e, addirittura, studiare come insultare efficacemente un
interlocutore: di fronte all’interesse per queste cose – che ancora oggi porta
molti in libreria a comprare questi saggi – Socrate sarebbe inorridito». [BM&L-Italia,
settembre 2025].
Notule
BM&L-20 settembre 2025
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of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze,
Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come
organizzazione scientifica e culturale non-profit.
[1] Kang J. S., et al.,
Exercise-induced CLCF1 attenuates age-related muscle and bone decline in mice. Nature
Communications – Epub ahead of print
doi: 10.1038/s41467-025-59959-w.
[2] Note e Notizie
17-05-25 Filamina A nello sviluppo e nella patologia neurologica
[3] Schopenhauer è stato il primo
filosofo moderno a scrivere libri non rivolti a filosofi ma a un ipotetico
vasto pubblico di lettori, allo scopo di ottenere consenso culturale diffuso
alle sue idee, sostegno e buona fama per sé. Questo rivolgersi direttamente al
pubblico con un linguaggio accessibile e una prosa narrativa accattivante è
stato poi seguito da studiosi di altri campi: il primo tra i medici è stato
Sigmund Freud con l’Interpretazione dei sogni (1900).